Nella giornata del processo per l’omicidio di Sharon Verzeni, la trentatrenne accoltellata l’estate del 2024 a Terno d’Isola, il pm Emanuele Marchisio, davanti alla Corte d’Assise di Bergamo, ha chiesto la pena dell’ergastolo nei confronti di Moussa Sangarè, imputato dell’omicidio della giovane donna.
“Ci troviamo di fronte ad una vita spezzata per un capriccio – ha sottolineato Marchisio nella requisitoria -. Non ha mai avuto un momento di rincrescimento. In questo caso non mancano le prove, che sono granitiche, ma le parole per quello che è successo”.
In aula il clima non è sicuramente sereno; presenti anche i genitori di Sharon e il compagno Sergio Ruocco, che non nascondono l’emozione e la tristezza del momento che stanno vivendo.
L’imputato, sottoposto anche a perizia psichiatrica che ha confermato la sua capacità di intendere e di volere, aveva inizialmente confermato l’efferato gesto commesso, salvo poi ritrattare in un secondo momento.
Il pm Marchisio, in aula, ha ricostruito tutto il percorso fatto da Sangarè la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, specificando come l’uomo ripreso in sella alla bicicletta dalle telecamere della zona fosse proprio Sangarè stesso.
Minorata difesa, premeditazione e futili motivi, sono i tre accenti posti in seduta per giustificare la richiesta della massima pena per il ragazzo di origini maliane.
Ora spazio alla difesa che parlerà il 12 gennaio 2026. Per la sentenza si aspetta il 19 dello stesso mese.
Martedì 16 dicembre 2025.







